Dopo tanta tramontana … ancora bel tempo sul Gruppo!
Come recita un certo adagio, “Venti da nord arrivano al marinaro se l'orizzonte scorgi netto e chiaro”.
Ben chi si regola sulle date delle nostre uscite!
Piantangeli, “comunque vada”, non ti tradisce mai! Già il solo sentiero dei “Frati” ripaga lo sforzo che a freddo ti si pone davanti con la sua pendenza! I suoi sinuosi tornanti, disseminati di storiche rocce trachitiche, tondeggianti levigate e consunte, segnate dalla millenaria usura del piede dell’uomo e dello zoccolo suoi animali! Eppur celando l’orizzonte, il rilievo collinare, dalle fosche e calde tinte autunnali delle fronde di acero, appaga la vista.
Tiburzi sul Monte Piantangeli, “sorvolando” “pagi” “qui sunt Minionis in arvis”....
…. cantati da Virgilio nel Libro Decimo dell’Eneide,
Prossimo a cedere il testimone al gelido inverno, l’autunno balena in mente qualcosa del passato che non è nel ricordo. Il tempo delle raccolte dal sacro bosco! Dei castelli di profumata legna, di cacciate di fragranti carpofori da seccare per Natale. “Dell’aspro odor dei vini”, del profumo del fruttato di olio d’oliva, di cesti di verdi “melle”, delle distese di aspre sorbe a maturare nella paglia, di sacchi di fragrante semola, di carni salate appese sul camino!
Giunti sulla collina ecco avanti e tutt’intorno a noi sterminati campi. Inanimate distese fino al lontano orizzonte. Un giorno patria di quei nostri antenati “qui sunt (erant) Minionis in arvis”! Che insieme ad altri popoli etruschi daranno un contingente di uomini alle armate di Enea contro i Latini. Con il loro sacrificio faranno grande la città di Roma, che poi dominerà il Mondo. Ma ingrata li ripagherà con la conquista e sottomissione!
" … media Aeneas freta nocte secabat …
" Enea nel mezzo della notte con la sua imbarcazione tagliava le onde
" Massicus aerata princeps secat aequora Tigri, sub quo mille manus iuvenum, …."
"… Massico, seguiva, per primo con la bronzea Nave Tigri, al suo comando mille schiere di giovani, di Chiusi e di Cosa, armati di frecce nelle leggere faretre sulle spalle e l'arco letale …”"
"Una torvus Abas huic totum insignibus armis agmen et aurato fulgebat Apolline puppies …"
Vien dietro il torvo Abante con la sua nave, sulla poppa risplende la statua di un apollo dorato. La sua armata brillava di scintillanti armi, Populonia, sua Patria, gli aveva affidato seicento giovani esperti di guerra.
"Tertius ille hominum divumque interpres Asilas, cui pecudum fibrae, caeli cui sidera parent et linguae volucrum et praesagi fulminis ignes,"
Terzo Asila profeta degli uomini e degli dei, interprete di viscere delle bestie, delle stelle del cielo, del canto degli uccelli e di fulmini. Ha mille uomini al seguito, armati di aste appuntite, “figli” di Pisa, città Alfea, etrusca per posizione.
"Sequitur pulcherrimus Astyr, Astyr equo fidens et versicoloribus armis. ter centum adiciunt (mens omnibus una sequendi) qui Caerete domo, qui sunt Minionis in arvis, et Pyrgi veteres intempestaeque Graviscae."
Per ultimo il bellissimo Asture, “cavaliere” dalle armi variopinte. Trecento lo seguono “in un unico cuore”, son di Cerete, dei Pirgy antichi, dei Campi di Mignone e della non salutifera Gravisca.
Significativa l’immagine del bellissimo Asture, cavaliere, a capo di una schiera di trecento soldati a cavallo, armati di lance, frecce ed archi. Non è altro che l’immagine dei nostri nonni butteri, abilissimi nel cavalcare e combattere in movimento, il cui valore e ricordo è ancora perpetrato nelle sagre paesane.
Sono state volutamente omesse indicazioni dei luoghi, del periodo etrusco e medievale, disponibili sul nostro sito nei testi a corredo di precedenti uscite, cui si rimanda per eventuali interessi!
Vanì, 30-11-2015